Indebita applicazione interessi e commissioni in mancanza della prova del contratto

Accade molto spesso di trovarsi di fronte ad un’indebita applicazione di interessi e commissioni non pattuite in contratto da parte di un’istituto di credito nell’ambito di un rapporto di conto corrente o interessi extralegali in caso di mancanza di qualsiasi regolamentazione contrattuale (si pensi per esempio ai rapporti di conto corrente più risalenti nel tempo e anteriori all’entrata in vigore del T. U.B. per i quali non era prevista la forma scritta).

Indebita applicazione interessi e commissioni: come deve comportarsi il correntista

Il correntista sia essa impresa o privato, può agire in giudizio per ottenere la rideterminazione del saldo del conto corrente con eliminazione di tutte quelle partite di debito non dovute (interessi passivi e commissioni) e la condanna della Banca alla ripetizione delle somme versate.

In caso di accertamento negativo, è principio ormai consolidato in giurisprudenza per cui il correntista che agisce in giudizio per la rideterminazione del saldo è gravato del corrispondente onere probatorio che attiene agli aspetti oggetto della contestazione, tra cui l’obbligo della ricostruzione dell’intero andamento del rapporto (si veda per ultimo Corte di Cassazione, se,.I Civile, sentenza n. 7895120).

Senza approfondire le argomentazioni relative alla produzione degli estratti conto mensili e scalati e sugli altri aspetti probatori, che meriterebbero una separata trattazione, si sofferma l’attenzione sull’obbligo della produzione del contratto di conto corrente nelle cause di accertamento negativo e quale sia l’effettivo onere probatorio a carico del correntista che agisce in giudizio.

La riflessione trova spunto da una recente pronuncia del Tribunale di Nuoro in un giudizio che ha visto la parte attrice, difesa dal nostro studio legale , accogliere le proprie domande.

Il Tribunale di Nuoro con la sentenza n.142/2020 in data 17 marzo 2020 (pubblicata in pari data) ha precisato che quando il correntista agisce in giudizio eccependo l’inesistenza del contratto di conto corrente (in questo caso il rapporto era anteriore al 1992) l’onere di dimostrare l’esistenza del contratto e la forma scritta ricade sulla Banca, non potendosi richiedere al correntista di produrre un documento che allega non esistere.

Ne deriva il principio per cui, qualora la Banca non abbia assolto all’onere probatorio, “la mancata produzione in giudizio del contratto di conto corrente impedisce di verificare le pattuizioni intercorse fra le parti e, quindi, la legittimità o meno degli addebiti effettuati dall’istituto di credito”.

Indebita applicazione interessi e commissioni: il caso difeso dal nostro studio

Nel caso concreto, il Giudice del Tribunale di Nuoro ha accolto la domanda della società correntista portando una rideterminazione del saldo di conto corrente da un saldo passivo di oltre €  80.000,00 a un saldo attivo di poco superiore a € 50.000,00, mediante l’eliminazione delle poste passive (interessi passivi e commissioni) indebitamente applicate nel corso del rapporto.

Si veda come l’applicazione di interessi passivi e commissioni non dovute possa portare anche in un breve periodo di tempo a stravolgere i rapporti dare/avere tra il correntista e la Banca, ovvero possa portare da una grave esposizione verso l’istituto di credito a un saldo attivo a favore del correntista.

Le verifiche sui rapporti bancari, pertanto, meriterebbero maggior approfondimento da parte di imprese molto spesso preoccupate più di non alterare i rapporti con la propria banca rispetto agli indebiti vantaggi economici che deriverebbero dalla corretta applicazione delle condizioni economiche al rapporto bancario.

Onere probatorio del correntista

Per completezza, si precisa che il discorso relativo all’onere probatorio può essere applicato anche alle ipotesi in cui esista e viene prodotto dal correntista che agisce in giudizio il contratto di conto corrente, ma viene contestato che l’istituto di credito ha applicato nel corso del rapporto interessi passivi e commissioni contrattualmente non previste e inesistenti.

In questo caso, sarà la Banca a essere gravata dell’onere di dare la prova della legittimità degli addebiti effettuati sul conto, ovvero della legittimità delle diverse condizioni economiche applicate al rapporto nel rispetto della normativa di cui all’art.118 T.U.B.

Logicamente ogni rapporto deve essere valutato e verificato singolarmente, per controllarne le diverse problematiche e criticità.

Lo studio legale Dedoni, con i suoi avvocati specializzati nel diritto bancario,   è a disposizione per ogni consulenza e per la verifica dei rapporti, consigliando le opportune misure e strategie da adottare per la migliore tutela dei propri diritti.

Avv. Marcello Ibba  mail: marcello.ibba@studiolegalededoni.it

Nato a Cagliari il 14 novembre 1973, è iscritto all’Albo presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari dal 24 ottobre 2005 e collabora con lo Studio Legale Dedoni sin dal 2002.