Come funziona e in cosa consiste la settimana corta lavorativa
Le opinioni discordanti
Con il termine “settimana corta” si intende normalmente un arco temporale lavorativo settimanale di quattro giorni invece dei consueti cinque.
A fronte di un giorno lavorativo in meno, l’orario può rimanere invariato oppure può essere ridotto.
Nella maggior parte dei casi lo stipendio resta immutato o, al massimo, ridotto di poco.
Secondo i suoi sostenitori la settimana lavorativa di soli quattro giorni è una vera e propria nuova frontiera nell’organizzazione del lavoro, potenzialmente in grado di migliorare la soddisfazione dei dipendenti, l’efficienza aziendale e la competitività sul mercato.
Riducendo le ore di lavoro infatti aumenta la concentrazione e la motivazione sul lavoro, con un incremento della produttività e, nel contempo, si migliora l’equilibrio vita-lavoro in virtù del maggior tempo da dedicare alla vita personale e familiare.
La riduzione delle giornate lavorative inoltre favorisce la competizione, mettendo in risalto il talento di ogni singolo lavoratore, favorendo la creatività nella soluzione delle problematiche nella esecuzione delle mansioni lavorative
Secondo i suoi detrattori invece, c’è da considerare che chi lavora potrebbe trovarsi ad affrontare ansia e stress dovuti alla necessità di svolgere lo stesso lavoro in meno tempo. Inoltre, se la riduzione dell’orario comporta lo stesso stipendio, ovvero uno stipendio diminuito soltanto di poco, il costo orario del lavoro aumenterebbe, portando ad un aumento degli oneri per le imprese che dovrebbero assumere più dipendenti per compensare le ore lavorate in meno, con l’aggravante che, per ciascun nuovo lavoratore, l’impresa sostiene dei costi “fissi”, per esempio di formazione.
La settimana corta nel Regno Unito
I risultati dello studio dell’Università di Cambridge
Un’indagine dell’Università di Cambridge ha studiato l’impatto dell’introduzione della settimana corta lavorativa.
Secondo i dati diffusi dai promotori dell’esperimento, condotto su 61 aziende e coinvolgendo 2.900 lavoratori sono emersi dei risultati inaspettati.
Il 71% dei dipendenti ha dichiarato di avere livelli più bassi di burnout e il 39% ha dichiarato di essere meno stressato, si è riscontrata una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% del numero di dipendenti che si sono dimessi dalle aziende partecipanti, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I ricavi delle aziende che hanno partecipato all’esperimento sono rimasti pressoché invariati durante il periodo di prova, ed anzi si è riscontrato un leggero aumento, in media dell’1,4%.
La settimana corta lavorativa: Le esperienze nel resto del mondo
Oltre all’esperimento effettuato nel Regno Unito sono diversi i paesi che hanno introdotto ed implementato la settimana corta. Tra le esperienze da ricordare c’è quella dell’Islanda, nella quale dopo una prova condotta nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2019 ha visto crescere il benessere dei lavoratori oltre che della produttività.
In Belgio la settimana corta è stata introdotta nel 2022, quando è stato anche varato il diritto alla disconnessione, per le prestazioni lavorative che vengono svolte da remoto.
La settimana corta è stata introdotta, per la verità soltanto in talune Multinazionali, anche in Giappone dove, come noto, è presente una cultura del lavoro molto rigida e dove risulta essere comune il fenomeno detto karoshi: la morte per troppo lavoro.
Le sperimentazione della settimana corta lavorativa è stata introdotta anche in altri paesi: Portogallo, Emirati Arabi Uniti, Scozia, Spagna, e Nuova Zelanda.
La settimana corta in Italia
Il dibattito e le sperimentazioni in Italia: Le tre proposte di legge sulla settimana corta
Secondo i dati OCSE, nel 2022 nell’Unione Europea, il 7% degli occupati ha lavorato più di 49 ore a settimana, mentre in Italia la percentuale arriva al 9,4%.
In Italia, anche sulla scia dei buoni risultati riscontrati in Inghilterra, sempre più imprese stanno adottando la settimana corta, permettendo ai lavoratori di lavorare un giorno in meno senza riduzione dello stipendio.
Questa pratica è stata adottata da Luxottica, da Sace, da Intesa Sanpaolo e da Lamborghini con ottimi risultati e sembra destinata ad estendersi ad altre aziende
Si è aperto il dibattito politico e sono state presentate tre proposte di legge sulla settimana corta.
- 1.“Disposizioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro”, proposta n. 142 presentata il 13 ottobre 2022 dai Deputati Fratoianni e Mari;
La legge è posta al centro del progetto di riduzione dell’orario di lavoro, a discapito della contrattazione collettiva.
Nell’art. 1 della proposta viene previsto che: “ la presente legge favorisce una modulazione e una riduzione degli orari di lavoro, in modo da giungere , a decorrere dal 1° gennaio 2023, a stabile la durata settimanale legale dell’orario normale dei contratti di lavoro subordinati dei lavoratori pubblici e privati , nonché dei collaboratori di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n.81 in trentaquattro ore effettive a parità di retribuzione, fatti salvi gli aumenti salariali previsti dai contratti collettivi e individuali di lavoro”
Viene prevista l’istituzione di un “Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro”, finalizzato a concedere contributi ai datori di lavoro che adottano l’orario indicato dalla legge (34 ore), sempre che ciò comporti una riduzione dell’orario di almeno il 10 per cento dell’orario applicato in precedenza;
La rimodulazione delle aliquote contributive per fasce di orario;
Una nuova disciplina del lavoro straordinario che non può superare il limite di 2 ore al giorno e di 6 ore a settimana e deve essere retribuita con una maggiorazione contributiva non inferiore al 40% rispetto alla retribuzione di fatto del lavoro ordinario e al 50% in caso di lavoro festivo o notturno;
Una nuova disciplina del lavoro notturno che non può superare le otto ore in media nelle ventiquattro ore.
- 2. “Disposizioni sperimentali concernenti la riduzione dell’orario di lavoro mediante accordi definiti nell’ambito della contrattazione collettiva”, proposta n.1000 presentata il 15 marzo 2023 dai Deputati Conte, Carotenuto e altri;
Al contrario di quella precedente questa proposta di legge evidenzia la centralità degli accordi collettivi e precisamente dei “Contratti per la riduzione degli orari di lavoro” e delle organizzazione sindacali quali parti stipulanti: “…le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, nonché le loro articolazioni territoriali o aziendali, possono stipulare specifici contratti per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione … l’orario normale di lavoro … può essere ridotto fino a 32 ore settimanali. La riduzione può riguardare l’orario giornaliero o il numero delle giornate lavorative settimanali, fino a 4 giornate. In tale ultimo caso, le ore lavorative giornaliere che superano le 8 ore ordinarie non sono considerate lavoro straordinario …”.
In via sperimentale per i soli anni 2024, 2025, 2026) è previsto che “… per la quota di retribuzione corrispondente alla riduzione dell’orario … è concesso ai datori di lavoro l’esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali e assicurativi a loro carico, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche”.
- 3.“Disposizioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro”, proposta n.1505 presentata il 20 ottobre 2023 dai Deputati Scotto, Schlein e altri
Anche questa proposta evidenzia la centralità della contrattazione collettiva.
Nell’unico articolo della proposta si legge: “Al fine di favorire la sottoscrizione di contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale finalizzati alla definizione di modelli organizzativi volti a sperimentare la progressiva riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, anche nella forma di turni su quattro giorni settimanali, la dotazione del Fondo Nuove Competenze… è incrementata di 100 milioni di euro per l’anno 2024 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026. … Ai datori di lavoro privati, con esclusione del settore agricolo e dei contratti di lavoro domestico, è concesso, con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente cui si applicano i contratti collettivi di cui al comma 1, per la durata della sperimentazione prevista dai medesimi contratti e in proporzione alla riduzione di orario di lavoro concordata, l’esonero dal versamento dei contributi in misura pari al 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti dai medesimi, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro …”.
La questione della istituzione in Italia della settimana corta lavorativa resta un tema aperto nel tentativo, da un lato, di riuscire ad ottenere una maggiore flessibilità del lavoro insieme ad una maggiore produttività e, dall’atro, di aumentare il benessere dei lavoratori e di ridurre il loro livello di stress, permettendo conciliare al meglio il lavoro e la vita privata.
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L’Avvocato Andrea Dedoni, è nato a Carbonia il 30 Settembre 1964 ed è iscritto all’albo degli Avvocati della provincia di Cagliari dal 1997.
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Le competenze dell’Avvocato Dedoni sono il Diritto del Lavoro, il Diritto Civile ed il Diritto Fallimentare. Vanta un’esperienza trentennale nella gestione dei rapporti di lavoro e nel contenzioso nel lavoro: è socio dell’Associazione Giuslavoristi Italiani e dell’Associazione Giuslavoristi Sardi.