Utilizzare i social network in maniera massiccia durante l’orario di lavoro, tale comportamento costituisce giusta causa di licenziamento: lo ha affermato la Sezione lavoro della Corte di cassazione con la Sentenza n.3133/2019.
Il caso concreto riguarda una lavoratrice impiegata presso uno studio medico che era stata licenziata proprio a causa di un uso smodato dei social network durante l’orario di lavoro. Il Giudice di primo grado aveva stabilito la legittimità del licenziamento e la Sentenza di primo grado era stata confermata dalla Corte d’Appello di Brescia. La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi in sede di legittimità, afferma che l’utilizzo dei social network durante l’orario di lavoro legittima il licenziamento. È però necessario che questo fenomeno raggiunga una indiscutibile rilevanza: nel caso di specie si sono registrati, in un arco temporale di 18 mesi, oltre seimila accessi e la durata dei singoli collegamenti era sempre “ragguardevole”.
Pertanto, laddove sussistano i requisiti di ripetitività e durata “consistente”, il comportamento è tale da essere idoneo ad incrinare il rapporto di fiducia necessario in un rapporto di lavoro.
La lavoratrice, tuttavia, aveva contestato che, sia dinanzi il Tribunale che dinanzi al Giudice d’Appello, era stata negata la consulenza tecnica per accertare se effettivamente fosse a lei riconducibile l’uso dell’apparecchio tecnologico. La censura è stata rigettata dal giudice di legittimità poiché, essendo stato appurato che il collegamento ai social network avveniva mediante credenziali riconducibili esclusivamente alla ricorrente, una consulenza tecnica risulterebbe essere “un mezzo puramente esplorativo inammissibile, finalizzato a tentare di sovvertire il convincimento consolidato già raggiunto dai giudici di merito”.
L’utilizzo consistente delle piattaforme social nell’orario di lavoro, costituendo un grave inadempimento idoneo ad incrinare il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, legittima quest’ultimo a recedere per giusta causa dal contratto di lavoro. Il datore di lavoro può dimostrare che la condotta è ascrivibile al lavoratore qualora lo stesso abbia utilizzato le sue credenziali per accedere alle suddette piattaforme, senza che siano necessari ulteriori accertamenti.
Andrea Matta
L’Avvocato Andrea Dedoni, è nato a Carbonia il 30 Settembre 1964 ed è iscritto all’albo degli Avvocati della provincia di Cagliari dal 1997.
E’ il titolare dello studio legale Dedoni , coordina, organizza e supervisiona il lavoro di tutti i collaboratori dello studio .
Le competenze dell’Avvocato Dedoni sono il Diritto del Lavoro, il Diritto Civile ed il Diritto Fallimentare. Vanta un’esperienza trentennale nella gestione dei rapporti di lavoro e nel contenzioso nel lavoro: è socio dell’Associazione Giuslavoristi Italiani e dell’Associazione Giuslavoristi Sardi.